Viticoltura di montagna, abbiamo ancora bisogno di eroi
di Vincenzo Bonomo
Un tempo l’Italia era la patria della viticoltura di collina e di montagna e gli antichi Romani erano consapevoli della sua importanza. Anche a quel tempo esisteva la viticoltura di pianura che aveva origini etrusche, ma i Greci ed i Romani consideravano scadenti i vini delle alberate. Per moltissimi secoli i vignaioli coltivarono la vite su terrazzi poveri e declivi delle colline e delle montagne, ma con la scomparsa dei domini ecclesiastici e della nobiltà, la vite pian piano inizio a scendere in pianura con un aumento delle produzioni. La viticoltura eroica riceve il colpo di grazia con l’avvento della meccanizzazione ed oggi queste le superfici vitate non raggiungono il 10% di tutta la superficie vitata italiana, basti pensare che la viticoltura di pianura produce almeno il doppio se non il triplo della viticoltura eroica.
I costi di sistemazione del suolo e d’impianto della vigna sono enormi, inoltre si aggiungono delle elevate spese di manutenzione del terreno che spesso è soggetto a frane, grandi difficoltà nella meccanizzazione, infatti, il 90% delle operazioni colturali si effettua manualmente. Certe zone viticole sono vere e proprie opere d’arte, che bisogna conservare, magari sottoponendole al vincolo del mantenimento a vigneto anche con un sostegno economico. L’Unesco si è interessato alla salvaguardia di queste zone viticole candidandole come patrimonio dell’umanità.
Nel mondo esistono bellissime zone dove la viticoltura eroica disegna dei suggestivi paesaggi, i vigneti della Valle d’Aosta, della Valtellina, delle Cinque Terre, di Ischia e dell’Etna in Italia; le vigne della Ribeira Sacra della Galizia in Spagna; i vigneti del Douro in Portogallo; le vigne di Banyuls e delle Rhône-Alpes in Francia e i vigneti che si affacciano sul Reno e sulla Mosella in Germania. In totale per l’Unione Europea si calcola una superficie dedicata alla viticoltura eroica di circa 100.000 Ha su una superficie viticola mondiale di 8 milioni di Ha.
La progressiva perdita di queste zone è un errore imperdonabile della nostra politica agricola ed amministrativa, le regioni hanno il compito di incentivare le aree vitate di gran rilievo storico e turistico. La concorrenza economica della viticoltura di pianura, meccanizzata e più ricca della viticoltura in forte pendenza è una forte minaccia per la viticoltura eroica. L’altra concorrenza viene dalla viticoltura delle grandi estensioni di altri paesi come l’Australia, l’Africa del Sud, l’Argentina, la Cina e la California che producono a costi molto più ridotti dei nostri.
Nel 1987 viene creato il Cervim (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana) di Aosta, che raggruppa molti paesi europei, per preservare la viticoltura eroica soggetta a rischi di abbandono. I vini prodotti con uve che provengono da queste zone in pendenza presentano una finezza aromatica e una qualità superiore rispetto a vini ottenuti con uve prodotte da vigneti in pianura. Che sia chiaro, la viticoltura di collina e di montagna non svolge solamente un ruolo produttivo, ma anche un ruolo ambientale, i vignaioli di questi ambienti sono i veri protettori di una natura difficile ma contemporaneamente affascinante.
Abbiamo degustato e vi proponiamo uno dei vini simbolo della viticultura eroica italiana:
Valtellina Superiore Valgella Carteria ’09 Fay
A San Giacomo di Teglio da tre ettari terrazzati nasce questo affascinante rosso da uve Nebbiolo Chiavennasca, vinificato in acciaio e affinato un anno in barriques.
Dal colore rubino e dal naso entusiasmante di delicate sensazioni di rosa, amarene, mirtilli, spezie dolci e humus. Bevendolo è un insieme di freschezza di frutto, tannino vivo, e lunga sapidità.
Egr. sig. Bonomo,
anzitutto grazie, grazie per dar voce ad una viticoltura spesso ai limiti, non solo geografici, ma anche dell’attenzione della critica enologica.
Da sempre nella comunicazione aziendale riportiamo la dicitura “viticoltori di montagna”, uno slogan che è segno di appartenenza ad un mondo fatto di fatica certo, ma soprattutto di profondo attacamento alla propria terra.
Una terra impervia, difficile, ma mai ingrata, generosa anzi nelle sue sfaccettature, caratteristica che poi ritroviamo nei vini: Vini di beva, agili, di nervo, come i vignaioli che li producono!
“Baccus amat colles” dicevano i romani, e forse oggi comincia ad accorgersene anche il pubblico.
Grazie mille ancora e complimenti.
Enrico Togni
Viticoltore di montagna
Ho un vigneto terrazzato ad alberello al limite dell’umano a Montalcino, ma purtroppo in Toscana la viticoltura eroica non è contemplata. Condivido il pensiero ed il lavoro dei miei colleghi, che coltivano per passione e non solo per soldi.
Spero che si possa arrivare a censire anche singoli vigneti e non areali grandi dove si condividono precisi procedimenti agronomici.
Per dare il giusto lustro a chi si adopera per mantenere tradizioni e terreni marginali.
complimenti per l’articolo
Francesco Mulinari
viticoltore di “collina” parecchio ripida….
salve sono uno studente universitario sto cercando un azienda che la coltiva “eroicamente ” per fare una tesi su tecniche di irrorazione su vigneti in territori definiti marginali…se fosse disponibile citerei la sua azienda nelle tesi sperando le faccia piacere…pero’ necessiteri di dati e foto.nel ringraziala anticipatamente!!!saluti claudio
Caro Vincenzo mi ha fatto particolarmente piacere leggere la Tua recensione su un vino dell’azienda Fay di Valtellina, una delle mie preferite in senso assoluto. I loro vini sono al Top delle categorie ( Inferno, Sassella ecc. ).
@ Francesco La prossima volta che scendo a Montalcino vengo a vedere il tuo vigneto ad alberello…promesso
@ Enrico Siete da ammirare per la Vostra passione ed impegno, il Vs lavoro è duro e richiede grandi sacrifici, senza la passione che Vi anima andrebbero perse tante tradizioni e tante storie di famiglia
Bravi a Tutti
CASA RONSIL la ringrazia per il suo articolo sulla viticoltura di montagna chiamando “eroi” semplici uomini di cui facciamo parte che si impegnano a salvaguardare un antico patrimonio ambiantale con vitigni autoctoni come l’Avanà e il Becouet che coltiviamo a Chiomonte sulle ripide terrazze in valle di Susa, i sacrifici sono all’altezza di quello che ci offre la Terra : vini di nicchia rarissimi !
Buongiorno avrei il piacere di far parte degli eroi! Ho 32 anni, mi sento in gran forma e pieno di vitalita’. Ho appena terminato una vendemmia come raccoglitore e caricatore casse.se sareste interessati chiamatemi al 3391123459. Ho a disposizione un camper per il periodo di vendemmia o raccolta frutti grazie