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Omaggio al cuoco stellato che non c’è più, Giancarlo Godio

novembre 21, 2014

giancarlo godiodi Rocco Lettieri
Sabato 17 ottobre 2009 il Merano WineFestival&Gourmet in collaborazione con Gourmets´9 International, l’Unione Albergatori e Pubblici Esercenti della Val d’Ultimo e la società sciistica Schwemmalm conferivano il primo “Premio Godio”, un riconoscimento ambito da cuoche e cuochi di questa terra.

Al Merano Wine Festival 2014 il “Gruppe Blau” ha voluto ricordare con un libro la persona a cui questo premio è intitolato, il cuoco stellato piemontese Giancarlo Godio (1934-1994), un volume che racconta la sua vita e le sue straordinarie capacità, le sue ricette e l’importanza che ebbe per la cucina d’alto livello in Alto Adige e non solo.

Giancarlo Godio fu il primo cuoco che nel marzo 1978 a Fontana Bianca in Val d’Ultimo riuscì a conquistare una “stella Michelin” a 2000 metri di altezza. Daniel Breitenberger ebbe modo di conoscerlo e stimarlo già da ragazzo. A distanza di 20 anni dalla scomparsa di Godio, in Daniel nasce l’idea di ricordare il grande cuoco con un libro.
Un’idea da portare avanti a tutti i costi. Vede in Werner Oberthaler il possibile autore. Markus Breitenberger, fratello di Daniel, fa parte del management dell’iniziativa e crea il nome Gruppe/BLAU. Blu come la genziana, l’ortensia e il cielo.

libro giancarlo godio

 

Alfonso Demetz s’incarica di dare forma e colore al libro. Nasce così un’opera tagliata su misura per Godio, ricca di sfaccettature, coraggiosa, artistica. Il Gruppe/Blau si lancia in una sua interpretazione del “Mago dei 2000” che tenta di avvicinarsi il più possibile alla sua vita, al suo lavoro, alla passione, alla fantasia e alla filosofia del personaggio. Un’interpretazione creativa, aperta e sorprendente, che accompagni l’artista (le cui ispirazioni culinarie non comparivano mai sulla carta del giorno) con il rispetto che dovranno portargli i posteri. “Blau. Godio” ovvero più in alto non si può: un cuoco in cima alle montagne.

A Fontana Bianca, la “Genziana”, il ristorante di Godio divenne negli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso un ritrovo discreto per gourmet, vip della politica e dell’economia, per stelle e stelline dello sport, della musica e del cinema. Giulio Andreotti, Reinhold Messner, i big dell’industria milanese, il commissario di “Tatort” Erik Ode, “Derrick” Horst Tappert, il team di Formula 1 della Ferrari, i fantini dell’ippodromo di Merano, gli illustri ospiti di Leo Gurschler, il decatleta Jürgen Hingsen: loro e chissà quanti altri ancora si fecero sorprendere dalle creazioni di Godio.

Celebri cuochi italiani ed esteri tengono in gran considerazione le prestazioni di Godio e la sua eredità. Heinrich Gasteiger, Heinz Winkler, Eckart Witzigmann, lo ricordano con piacere. La cucina del piccolo piemontese di Fontana Bianca precorreva sotto molti aspetti i suoi tempi e spianò la strada ad una “bonne cuisine” d’alto livello, autentica, naturale, locale.

Questo libro racconta la storia di un uomo che riusciva a precorrere i tempi. Ci ha lasciato in eredità un patrimonio accumulato grazie ad un talento abbinato a due “costanti”, il perfezionismo e lo straordinario fiuto – è proprio il caso di dirlo – “per ciò che bolle in pentola”, ovvero per le nuove mode e tendenze. Un talento che poteva risentire talvolta delle contrarietà della vita, ma che poi esplodeva letteralmente laddove le circostanze gli erano favorevoli.

premi giancarlo godio

 

Angelika Godio, unica figlia del cuoco stellato, è davvero felice di questo omaggio: “Il ‘Premio Godio’ vuole onorare l’eredità di mio padre e fin dalla sua scomparsa nel 1994 ne mantiene vivo il ricordo. Ora anche un libro si confronta con rispetto ed in modo gradevole con la vita e l’opera di mio padre. “Blu. Giancarlo Godio. Una stella della bonne cuisine” gli assomiglia in pieno: vivace, furbo, sorprendente, artistico, lontano dall’usuale”.

Il Premio Godio, intitolato al pioniere della cucina altoatesina di qualità con il suo ristorante La Genziana a 1.900 metri in fondo alla Val d’Ultimo è andato quest’anno all’Orso Grigio di Ronzone, (hotel e ristorante) dei fratelli Cristian e Renzo Bertol. A consegnarlo con la motivazione il grande enologo altoatesino Giorgio Grai.

 

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