Che gran vino il Grapppoli del Grillo 2001 Marco De Bartoli
di Antonio Carullo
D’innanzi ad un bianco che riporta in etichetta “annata 2001” e quindi a 13 anni dalla vendemmia, c’è sempre un’atmosfera di curiosità particolare, se poi si aggiunge che il vino è siciliano ed è prodotto da uve Grillo e il produttore si chiama Marco De Bartoli, la curiosità è alle stelle.
Durante un conviviale incontro degustativo presso l’enoteca Picone di Palermo, la redazione del Giornalevinocibo ha avuto il piacere di condividere con l’amico Massimiliano Montes un vino più unico che raro, la bottiglia in questione è il Grappoli del Grillo 2001 di Marco De Bartoli.
Noi presenti al tasting subito in primis ci siamo domandati se il vino potesse aver retto il confronto con il tempo, e magari possedere quelle piacevolezze che risiedono soltanto nei più grandi bianchi da invecchiamento.
Il mondo del vino siciliano deve molto a Marco De Bartoli, uno dei più singolari personaggi del mondo del vino globale, un eclettico e poliedrico conterraneo dall’aspetto burbero, ma in fondo buono, genuino e autentico. Un siciliano molto contrastato e contestato soprattutto per quello che in altre parti del mondo è un pregio ed in Sicilia un difetto: dire senza peli sulla lingua quello che si pensa.
Attualmente, a proseguire la strada dall’dimenticato Marco ci sono i figli Renato, Sebastiano e Giuseppina, che hanno ereditato la passione, l’entusiasmo e le grandi competenze, l’azienda produce 100.000 bottiglie con una straordinaria gamma di etichette di qualità elevatissima.
Marco De Bartoli nel 1990 senza stravolgere la tradizione ultrasecolare, ma piuttosto puntando ancora sul vitigno autoctono per antonomasia, il Grillo, avviò la produzione del suo primo vino bianco da tavola, dal vitigno austero, fino allora sconosciuto, utilizzato solamente per la produzione del Marsala.
Grappoli del Grillo 2001 Marco De Bartoli.
L’operazione di apertura della bottiglia è stata meticolosa e precisa, ma non troppo difficile perché il tappo è stato trovato integro per via della sua conservazione ottimale.
Versandolo nel bicchiere ha in sé tutta l’anima e lo spirito del buon vecchio Marco, il colore è d’orato e brilla per lucentezza e vivacità. Portando il Bicchiere al naso è un’esplosione di profumi, tutti ben distinti e riconoscibili, ma quello che ci lascia di stucco è la pulizia olfattiva che il vino presenta senza lasciar spazio a puzzette varie. D’impatto al naso viene fuori una netta sensazione dolce che abbraccia sentori di confettura, speziatura e note iodate.
Si riconoscono confetture di mango, fiori secchi, pesca sciroppata, cioccolato bianco, miele, pepe bianco, polvere di caffè, the nero, zafferano, per poi ricondurre il tutto a tipicità e territorialità data da note salmastre e iodate di alghe e brezza marina. Impatto olfattivo di grande intensità, complessità e piacevolezza. Al palato mostra tutta la sua classe e la sua morbida struttura.
Il sorso è pieno, bilanciato, giocato su una silhouette di rara eleganza e levità, tuttavia capace di presidiare il palato per molto tempo. Sfuma su note minerali e salmastre e un sensuale eco di ritorni gusto /olfattivi. Il Buon vecchio Marco avrebbe guardato tutti noi travolti dallo stupore nel trovare un bianco siciliano in questo stato di forma, ma sarebbe stato consapevole delle potenzialità del suo tanto amato Grillo.
Grazie per la recensione. Siamo contenti che il nostro “vecchietto” sia riuscito a stupirvi…
Doveroso per un vino bianco siciliano….con i fiocchi!!!
Lo voglio assaggiare.
Poi facci sapere Giulio!