Il vino Falerno torna in anfora, uscirà nel 2016 prodotto da Villa Matilde
di Luigi Salvo
Più di duemila anni fa le vigne campane, circondate dal massiccio del Massico e dal vulcano spento di Roccamonfina, davano vita al vino più importante dell’epoca tanto apprezzato dalla Roma imperiale il Falernum. Centinaia di anni dopo sul finire del 1800 a seguito della catastrofe fillosserica che distrusse le vigne questo vino scomparve completamente e ne rimase tracce solo negli antichi libri.
La rinascita del vino Falerno si deve a Francesco Paolo Avallone che negli anni Cinquanta, essendo assistente di Diritto Romano all’università di Napoli ed approfondendo gli studi sul nobile vino, si appassionò così tanto alle ricerche che decise di farlo rivivere.
Comprò una sessantina di ettari in quello che era stato l’Ager Falernus e nell’ azienda, che dedicò alla moglie Matilde, riscoprì una ventina di cloni originari ed a seguito di tante vendemmia riuscì a far rinascere l’originario Falerno.
Oggi l’azienda Villa Matilde retta dai figli nell’anno delle celebrazioni del cinquantenario presenta il primo Falerno del Massico vinificato in anfora, un progetto che riallaccia i fili con la memoria e la storia del vino degli antichi Romani.
Nella cantina dell’azienda di Cellole, una serie di Pithoi e Dolia grandi giare in terracotta realizzate proprio per il progetto e in esclusiva per Villa Matilde, accolgono il primo esperimento di Falerno fermentato e affinato in anfora per 12 mesi.
“Abbiamo iniziato a lavorare con le uve rosse e contiamo di aprire il primo pithos di vino sperimentale a marzo di quest’anno; ma il Falerno in anfora che sarà imbottigliato, arriverà sul mercato nel 2016” spiega Salvatore Avallone che con la sorella Maria Ida è alla guida dell’azienda.
“Tornare a vinificare una piccola quantità di Falerno nelle giare come veniva fatto nell’antichità è un omaggio alla sua storia e a nostro padre che dedicò anni di studi e ricerche a questo vino straordinario, il più antico d’Italia, che oggi è ambasciatore del nostro territorio nel mondo, aggiunge Maria Ida Avallone.”
Il progetto del vino in anfora nasce circa due anni fa con la consulenza scientifica di Riccardo Cotarella enologo di fama internazionale e dell’archeologo Luigi Crimaco Direttore dei musei di Sessa Aurunca e di Mondragone.
Non ci resta che aspettare dunque, per potere assaggiare un vino le cui premesse sono affascinanti..