Soave Preview, il Soave 2016 si è presentato al mondo
di Rocco Lettieri
Per 4 giorni nella cittadina di Soave, con 62 aziende presenti all’Anteprima e 134 etichette in degustazione, il Soave targato 2016 (e non solo) si è svelato alla stampa e agli operatori. Si è parlato di biodiversità, cru, pergola, mineralità. Due giorni, il 18 e il 19 maggio, dedicati alla stampa italiana ed estera. Sabato 20 e domenica 21 maggio, aperto a tutti, banchi d’assaggio con contaminazioni culinarie e degustazioni con i produttori.
I numeri dell’Anteprima
Numeri in crescita quelli di Soave Preview, che con le sue 62 aziende presenti al banco d’assaggio e le 134 etichette in degustazione, si conferma una tappa importante nel panorama delle rassegne enologiche italiane a respiro internazionale. Oltre alla numerosa presenza dei giornalisti italiani, hanno partecipato un centinaio di giornalisti provenienti da Stati Uniti, Inghilterra, Cina, Norvegia, Lituania, Polonia, Estonia, Danimarca, Canada e Giappone. Presenti in maniera massiccia le delegazioni di AIS, FISAR e ONAV.
I numeri del Soave
Cresce e si consolida l’attenzione attorno al “Sistema Soave”, in qualità di soggetto economico in dinamica evoluzione e in grado di generare lavoro. I circa 7000 ettari di vigneto vedono attive oltre 3000 aziende, di dimensioni tra loro molto diverse, e richiedono annualmente 650.000 giornate di lavoro da parte di 2100 operatori impiegati qui a tempo pieno, 1400 lavoratori part-time e altri 1200 lavoratori stagionali attivi nella fase della vendemmia (fonte: Studio propedeutico al riconoscimento ministeriale delle “Colline Vitate del Soave” quale primo paesaggio rurale di interesse storico d’Italia).
Attualmente il Soave – poco oltre i 50 milioni di bottiglie prodotte in media ogni anno per un contro valore di filiera pari a 250 milioni di euro – viene consumato per il 20% in Italia mentre per l’80% viene commercializzato oltre confine. Della quota destinata all’estero il 60% viene commercializzato nei mercati europei – in particolare Germania, Inghilterra e Nord Europa – ed il 40% nei mercati extra europei, tra cui spicca la piazza americana che si aggiudica il 20% delle esportazioni extra UE.
La Biodiversità
Per conoscere le specificità di una annata che si preannuncia più che positiva grazie ad un andamento climatico particolarmente favorevole alla garganega, già dal mattino di giovedì sono partiti percorsi dedicati esclusivamente alla stampa alla scoperta delle molteplici realtà che caratterizzano il Soave, all’insegna della biodiversità.
Quello del Soave è infatti l’unico consorzio italiano che ha concepito la biodiversità non come obiettivo finale ma come sistema di misura – un vero e proprio termometro – in grado di valutare l’incidenza delle fasi produttive su terra, acqua, aria, in base al protocollo Biodiversity Friends, messo a punto nel 2010 dalla World Biodiversity Association.
In questo modo la biodiversità diventa una sorta di “ponte” che gradualmente conduce le aziende produttrici, già impegnate in tema di rispetto dell’ambiente, verso il vero obiettivo finale: la sostenibilità dell’intero sistema produttivo.
Figlio naturale di questo approccio alla biodiversità è stato lo scorso anno il riconoscimento ministeriale delle Colline Vitate del Soave quale primo “Paesaggio rurale di interesse storico” d’Italia ed il suo inserimento nel “Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali” istituito dal Ministero delle politiche agricole e forestali.
Su questo aspetto prosegue la ricerca grazie ad un nuovo progetto che vede coinvolta una ricercatrice internazionale dello IUAV di Venezia.
I Cru
Sempre giovedì 18 maggio alle ore 18.00 al Palazzo del Capitano si sono aperti ufficialmente i lavori della decima edizione di Soave Preview con “I grandi Cru del Soave”, una degustazione di 12 cru rappresentativi della denominazione guidati da Sarah Abbott, Master of Wine, assieme al giornalista Alessandro Brizi.
Il tema dei cru è stato scelto a sottolineare l’importanza della recente modifica del disciplinare di produzione che prevede il loro inserimento all’interno del disciplinare stesso con la definizione tecnica di “menzioni geografiche aggiuntive”.
L’inserimento dei Cru del Soave all’interno del disciplinare di produzione rappresenta una leva strategica fondamentale per la denominazione sul fronte dei mercati esteri: in questo modo il Soave entra a pieno titolo nel “ristretto club” delle zone di produzione a più antica vocazione vitivinicola a livello mondiale.
I Cru del Soave, le così dette “Vigne storiche”, corrispondono a 64 areali di produzione, ognuno dei quali, in forza della storicità che li contraddistingue, presenta specifiche caratteristiche produttive, come l’esposizione, la giacitura, l’origine geologica.
Tali areali sono oggi ben definiti grazie al percorso di zonazione viticola che ha impegnato il Consorzio di tutela dal 1998 al 2006.
La pergola
Venerdì 19 maggio alle 9.30 sempre al Palazzo del Capitano, con “Sotto il segno della pergola” si è parlato invece di sistemi di allevamento e di confronto tra pergola e guyot, un appuntamento unico nel suo genere che ha visto la partecipazione di Attilio Scienza, professore di viticoltura, e di Federica Gaiotti, del CRA di Conegliano.
E’ seguita una degustazione comparata tra 12 vini provenienti da differenti terroir italiani, guidata da Maurizio Gily, direttore della testata Mille Vigne, e da Walter Speller, giornalista di riferimento per l’Italia del sito www.jancisrobinson.com
La mineralità
Altro tema oggetto d’analisi di questa Soave Preview è stato la mineralità: “Does minerality exist”, un tema caldo, che è stato molto dibattuto perché molte ancora le cose da “spiegare” sul fronte della descrizione dei vini e della “percezione degustativa”. Salvo Foti, enologo, (l’eccellenza dell’Etna) ha portato avanti le sue tesi sul riconoscimento chiamato “mineralità”.
Il giornalista Alessandro Brizi ha delineato il carattere di alcuni Soave (12 vini) provenienti da suolo vulcanico presentando anche una sua tesi personale sul riconoscimento della “mineralità”. A tale riguardo John Szabo, Master Sommelier, nel presentare il suo ultimo libro “Volcanic Wines”, ha messo in rilievo gli elementi che caratterizzano i vini nati su suolo vulcanico provenienti da 4 differenti aree del mondo (Santorini; Tenerife; Palatinato/Germania e Oregon/USA).