La splendida magia del territorio del Barolo e Barbaresco al Castello di Verduno
di Renato Rovetta
Da sempre quando parliamo di vino, nel nostro immaginario tornano alla mente nomi come Barolo e Barbaresco, ma mai come in questa occasione la realtà ha superato l’immaginazione. Già arrivando dalla statale che da Asti porta ad Alba, ci siamo sentiti in un’altra dimensione, la pianura alle nostre spalle, lasciava posto alle colline, come fossero disegnate su una tela. Lentamente i contorni di Castelli e Borghi antichi si delineavano all’orizzonte e piano piano si avvicinavano.
Ed ecco che siamo dentro i vigneti, i cartelli stradali indicano Verduno, passando per Roddi, ma ci perdiamo e le signore ai balconi sono ben felici di raccontarci la rava e la fava oltre a darci le indicazioni precise per raggiungere la nostra destinazione. Due curve, un bivio e una salita ci portano all’ingresso del paese, scivoliamo all’interno e la magia ha inizio.
Il “Real Castello”, l’hotel che ci ospita, ci racconta di Re Carlo Alberto di Savoia, delle sue cantine e dell’incontro che segnò la nascita del “Vino dei Re” il Barolo. Effettivamente, a quei tempi non si chiamava ancora Barolo, e il re aveva potuto soltanto assaggiare il vino che produceva la marchesa Falletti-Colbert, che lo voleva secco e invecchiato, come i grandi vini francesi. Fu così che il re affidò i vigneti al suo generale, Pier Francesco Staglieno, uomo d’armi ma anche esperto enologo, perché potesse produrre un grande vino, capace di resistere nel tempo. E da allora nelle cantine del Castello di Verduno, i grandi rossi maturano nei suoi sotterranei, che col tempo sono diventati di proprietà della Famiglia Burlotto continuando così la tradizione produttiva dei Savoia; e con la quarta generazione, Franco Bianco e Gabriella Burlotto hanno ospitato in quelle cantine anche l’altro figlio del Nebbiolo, il Barbaresco, che trascorre insieme al Barolo il tempo destinato all’invecchiamento.
E con il vanto della semplicità, ci piace raccontare di questo Barolo Massara 2004 selezionato e decretato vincitore da Decanter, la rivista internazionale del buon bere, un investimento da tenere in cantina insieme con un altro Barolo, il Massara Riserva 1999, premiato dalla guida Duemilavini 09 con il massimo dei cinque grappoli. Riconoscimenti che arrivano precedenti la nostra visita, e che riempiono di gioia gli occhi di chi lo ha visto crescere in vigna e seguito in cantina, in questo percorso di qualità. Questo per quanto riguarda le cantine, ma se diamo un’occhiata alle stanze del Castello, rimarrete senza fiato, arredi, decori e pavimenti d’epoca, evocano memorie d’altri tempi, e grazie alla splendida posizione geografica del paese di Verduno, dalle camere del Castello potrete ammirare lo stupendo paesaggio delle Langhe, del fiume Tanaro, del Roero e gran parte dell’arco Alpino.
Ed è proprio accanto al Castello che si erge una grande cascina di fine ottocento, dove era alloggiata la famiglia del fattore e dove ora Gabriella Burlotto e Franco Bianchi, ci iniziano alla visita. E poi Giovanna e Marcella, le figlie, che vi faranno partecipi di antichi sodalizi tra cantine di Barolo e Barbaresco, e vi parleranno di un vino che potete trovare solo li, perché da li prende il nome, è il Verduno, una DOC piccolissima, ma con grandi potenzialità. Ed eccoli, insieme, mentre ricevono gli ospiti e li coccolano in quelle che furono dimore e cantine reali. Nella grande sala da pranzo che una volta era adibita a stalla ora, si gustano prodotti e piatti del posto, ma soprattutto i vini ci regalano sensazioni fuori dal tempo. Sapete, uno degli abbinamenti che i sommeliers a volte propongono, è quello con piatti tipici o stagionali, e qui possiamo farlo, qui si respira la realtà di tempi antichi, accompagnati dal gusto schietto e la garbata generosità dell’accoglienza che trovate in quest’ angolo di Piemonte.
Conosco bene il territorio delle Langhe e Roero e confermo che i vigneti ed vini sono davvero straordinari. Il consiglio è di fare vacanza breve 4-5 giorni in auto fra fine Ottobre e Novembre quando il panorama dei vigneti assume colori autunnali e le foglie cangianti sul marrone-rosso. E’ il periodo migliore per acquistare il tartufo appena raccolto ed andare alla ricerca di cantine di nicchia spesso a conduzione familiare. La cosa che mi ha colpito maggiormente è il loro senso di accoglienza, le cantine seppur di piccole dimensioni sono sempre aperte a differenza di quelle siciliane sopratutto il sabato e la Domenica allorchè i Torinesi vi si recano x acquistare vino sfuso oltre che in bottiglia.
Ottimi ristorantini ed agriturismi sparsi fra Alba e le Langhe, dove spiccano i bolliti, la bagna cauda e poi ancora la pasta fatta in casa con tartufo grattugiato sopra e la carne cruda all’albese di fassona piemontese…tutto innaffiato normalmente da ottimi nebbioli o dolcetti d’alba.