Roberto Cipresso, tutta la magia dei suoi vini Eureka Toscana e Lazio 2005
di Luigi Salvo
Se il vino è figlio dell’istinto di un winemaker, dell’emozione, della passione, ma anche della sperimentazione e della ricerca, Roberto Cipresso è certamente tra gli enologi che meglio al mondo sono riusciti a sintetizzare nel bicchiere queste doti. Ho avuto il piacere di conoscere Roberto tanti anni fa in commissione ad un concorso enologico internazionale e tutte le volte che c’incontriamo è davvero stimolante ascoltarlo, scambiare opinioni, parlare di vino.
Roberto già nel ’95 con il suo progetto Winecircus ha iniziato la sperimentazione in vigna e cantina e con Winemaking dal ’99 , partendo da Montalcino, ha portato il suo talento in Italia ed in giro per il mondo, Argentina, Borgogna, Cile, Crozia, Georgia, Spagna, Sud Africa.
Tra i suoi più importanti riconoscimenti, “Miglior enologo italiano” nel 2007 agli Oscar del Vino, e nel 2009 “Enologo italiano nel mondo” al Merano Wine Festival. Ambasciatore di Città del Vino, nel 2000, in occasione del giubileo, esegue la Cuvee speciale per il Papa, nel 2010 dal Presidente Giorgio Napolitano ha ricevuto l’incarico di creare il vino per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Grande successo anche come autore di libri, nel 2006 debutta con “Il Romanzo del Vino” , nel 2008 “Vinosofia” e nel 2009 “Vineide”.
La sua palestra-laboratorio, Winecircus è stata ideata quasi venti anni fa, collocata ai piedi di Montalcino in un vecchio granaio del 1918, qui nascono vini davvero particolari da vigne e vitigni che Roberto ha scoperto nei suoi viaggi in giro per il mondo.
“ In questa cantina vinifico le uve dei miei giochi, alleno i miei ragazzi, la cantina nasce come la casa delle mie creature dalla quale vengono fuori vini unici, consente inoltre ai produttori di testare le proprie potenzialità vinificando le proprie uve in una cantina attrezzata, prima di costruire la propria”.
“Luigi adesso ti faccio assaggiare due vini davvero interessanti prodotti in questi anni da Winecircus con l’etichetta Eureka“.
“Se ti presentassi questo vino in due semplici battute certamente sarebbe uno dei tanti in circolazione, se ti dicessi solo che si tratta di Toscana, sangiovese e merlot di una buona annata la 2005, non ci troveresti nulla di speciale, invece c’è un preciso motivo perché si chiama Eureka”.
“Tutto nasce quando un mio cliente aretino decide di allargare la sua proprietà comprando un vigneto dal vicino, un anziano signore e che non avendo figli con le lacrime agli occhi decise di cedere la sua terra. Io mi reco a visionare la vigna e lo incontro, presentandosi si toglie il cappello, la sua fronte è bianca, ha le mani callose, mi guarda con curiosità con i suoi occhi azzurri vivi, mi racconta la sua vita in quelle terre e mi mostra il vigneto”.
“La vigna era fatta di filari di merlot e sangiovese alternati, i due vitigni, come è noto, hanno processi fisiologici molto diversi, il merlot è precoce il sangiovese è tardivo. Guardo il vigneto è sbalordisco, lui nel corso di tanti anni d’allevamento, oltre quaranta, era riuscito a fare in modo che il merlot ritardasse ed il sangiovese anticipasse, una varietà era Guyot ed una Cordone speronato, una aveva tralci arrotolati, l’altra cimati, una aveva il prato sotto, l’altra aveva il terreno lavorato, una era defoliata ed una no, una con carico di gemme maggiore, l’altra minore, il tutto per portare l’uva a maturazione in maniera sincrona e fare il suo vino”.
“Il mio cliente aveva intenzione di acquistare la proprietà ed impiantare un nuovo vigneto più adatto alla propria produzione, quello esistente aveva caratteristiche particolari ma era produttivamente obsoleto.
Raggiunto l’accordo economico, ho convinto la nuova proprietà, in omaggio a questo anziano signore che per tanti anni aveva curato in questo modo la vigna, ad estirparla solo dopo un’ultima vendemmia, in modo che l’ultimo frutto del suo grande lavoro fosse accompagnato in maniera più competente per diventare vino e dare valore e memoria al suo impegno”.
“N’è venuto fuori un vino frutto realmente dell’uvaggio, termine spesso indicato a sproposito, ovvero della vendemmia contemporanea di sangiovese e merlot, vinificati insieme in tini tronconici di rovere, affinati un anno in barili di rovere da 5 ettolitri. Da subito in vinificazione non si distinguevano più le due uve, si erano fuse come fossero la stessa varietà, un vino davvero speciale che è nato per omaggiare chi con metodi empirici era riuscito a creare una vigna singolare”.
“Questo Eureka Toscana è un unica annata la 2005, oggi la vigna non esiste più”.
Roberto lo versa nel bicchiere, lo assaggio: il naso è davvero interessante, frutta scura, muschio, tabacco dolce, terra bagnata, esce dai canoni dei classici merlot e sangiovese, in bocca è vivo, vibrante, di buona morbidezza, di grande coerenza naso-bocca, chiude di frutto e salinità. Bevendolo il pensiero scorre al suo racconto ed il vino ha quel “quid” in più.
“Ti faccio assaggiare un altro Eureka. Nelle colline romane sopra Tivoli nasce dall’uva Cesanese l’Eureka Lazio 2005, poche uve al mondo come il Cesanese riescono a dare vini fini ed eleganti. Le uve provengono da un bellissimo ed antico vigneto di circa 90 anni, il vino è affinato in barriques di rovere francese 50% 1° passaggio, 50% 2° passaggio”.
“All’inizio mi sono spaventato, perché il legno aveva prevaricato il frutto, poi magicamente il legno dopo un anno si è integrato ed è venuto fuori il floreale ed il frutto, la sua forza sta nell’uva”.
Nei vini Eureka, creati da Roberto, in etichetta e in retro etichetta non sono riportate indicazioni su varietà e appellazioni, ma appare solo la coordinata cartesiana corrispondente al preciso luogo di produzione.
Lo assaggio è molto intrigante, nel bicchiere grandi note floreali di rosa e di viola, frutto di ciliegia e mora, suadenti note speziate di pepe bianco, bocca di gran finezza e di bella salinità. Di questo vino ne sono state prodotte 3000 bottiglie.
Roberto secondo te bevendo questo vino alla cieca a cosa potrebbe assomigliare?
“Ad un Grenache collinare francese”
Quanta vita dai in bottiglia a questo vino?
“Credo 10 -15 anni, non è detto che i vini molto ricchi durino più a lungo, il Pinot Nero ce lo insegna, avendo meno elementi in gioco si hanno meno elementi ossidabili”.
Belle storie di gran bei vini.
Interessantissimo …mi piacerebbe assaggiarli
Il Cesanese mi è sempre piaciuto a dispetto di chi lo considera un vino minore
molto interessante
Belle storie di gran bei vini!!
divertente