Merano WF 2013: ripensando a bocce ferme, senza cavalcare facili entusiasmi.
di Renato Rovetta
Anche quest’anno il Merano Wine Festival ha chiuso le porte dopo un successo davvero importante. Un Merano W.F. che ha visto Helmuth Kocher stilare insieme con alcuni tra i nomi più autorevoli del mondo vitivinicolo italiano, un manifesto che fissa in cinque punti gli assetti per posizionare al meglio il vino italiano nel mondo, Helmuth Kocher guardiano di tutte le filosofie del Merano.W.F.
Siamo pronti per entrare nel Kurhouse, l’emblema che da anni simboleggia il Merano WF; l’impossibile della gente, ma da dove vengono tutti questi winelovers? Quest’anno casualmente incontro amici professionisti del vino e insieme iniziamo le degustazioni dei vini bio & biodinamici, migliorati di molto!
Un piccolo esempio di degustazioni, con due aziende austriache, mi colpisce il Pinot Nero dell’Azienda Vallarom, successivamente l’Azienda del Jura francese Domaine de la Pinte.
Subito dopo la degustazione del Cremant, mi soffermo sul Savagnin Arbois Blanc che mi rende ebete, per un attimo mi lascio trasportare dai profumi, dalle sensazioni, mi estraneo pensando di essere in quel vigneto ma, subito rientro in me per decretare la bella filosofia dell’azienda che sicuramente andrò a visitare.
Altra perla del Merano W.F, la grande degustazione di Pinot Bianco della Cantina di Terlano, degustazione e verticale impagabile con le sue dieci annate 2011-2010-2007-2005-2002-1997-1987-1979-1966-1956 dove la sacralità del vino viene fuori dalle semplici parole di Rudi Kofler: “vi porterò dentro un mondo fatto di fatica e di orgoglio! “
E poi ancora i 30 Vignerons dell’ Union des Grands Crus de Bordeaux, istituzione che proprio quest’anno va a celebrare il 40esimo anniversario dalla sua realizzazione. Sempre vini sopra le righe, poi l’abbraccio con Paolo Ianna e Alessandro Scorsone, e l’occasione di conoscere GianPaolo Giacobbo per la sua professionalità e conoscenza, paladini nei giorni del Merano WF della Valpolicella, dove le tipologie dei vini sono state raccontate attraverso la storia e la cultura del territorio.
La prima tappa di un viaggio che il Consorzio Tutela Vini Valpolicella ha proposto con 36 vini di diverse aziende, permettendo agli eno-appassionati di approfondire la conoscenza di questo grande terroir. Eccoli sfilare Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso, Amarone e Recioto, in abbinamento ai prodotti del territorio, dall’olio alla soppressa per non parlare del Grana Padano nei suoi vari livelli di stagionatura.
Grandi Vini dicevo, ma non solo. A Lagundo abbiamo conosciuto la Via Claudia Augusta ampliata dall’Imperatore Claudio, e divenuta una strada che attraversa le Alpi fino al Danubio, un ponte e il Museo Testa di Ponte dedicato al passaggio del fiume in epoca romana. Testa di Ponte che festeggia il secondo millennio, un muro che dava l’inizio ad un ponte che attraversava il fiume Adige sottostante.
Quest’anno sempre a Lagundo anche la verticale della birra Forst nella sede della Casa Madre, purtroppo la mia predisposizione ad un solo sorso nel corso dell’anno, mi tiene lontano dai boccali, ma si sa, la sete non ha confini quindi mi butto nella degustazione e passo in rassegna prima una bionda leggera, poi una più impegnativa, poi una bruna caratterizzata dal malto e ancora una bruna un po’ caramellata, senza dimenticare una maltata pesante che ho assaporato piacevolmente.
Il tutto condito da piatti che il centro internazionale per la cura del fegato aveva già allarmato come piatti da dimenticare, ma noi rigidi alle nostre disposizioni, imperterriti abbiamo continuato a deliziarci, fino al piatto unico composto da stinco, prosciutto cotto alla piastra, crauti e wurstel, piatto rigorosamente AltoAtesino che risultava leggermente pesante e quindi al rientro in hotel la notte trascorreva nel rinfrescarci le labbra, poste, durante la cena ad un’abbondante salatura
Preferisco aspettare per parlare della serata di gala, prima un accenno alla premiazione delle selezioni nella guida Vini Buoni d’Italia, con l’intervento di Mario Busso che giustamente sottolinea il fatto che fu proprio nell’idea della guida di sottoscrivere almeno 5 degli intenti cui anche Helmut parlava. Purtroppo la premiazione ha avuto momenti troppo lunghi rispetto alla tabella di marcia, ma alla fine con gioia, abbiamo potuto conoscere e degustare i vini premiati.
Ma togliamoci un paio di sassolini, ringraziando in anticipo chi mi ha voluto ad una manifestazione che ritengo la più importante dell’anno nel mondo vitivinicolo, parliamo della Cena di Gala; è mai possibile che il vino finisca subito dopo essere stato versato? Nel bicchiere due sorsi a testa, due sorsi.
E’ credibile che vedendo il bicchiere vuoto di Bruno Vespa mi preoccupi di rabboccarlo e mi senta dire dal sommelier di turno :” il primo vino è terminato, ma fra poco arriva il secondo?” Mi viene un po’ da ridere … scusate, perché la stessa cosa è successa quando volevo rabboccare il bicchiere a Gianfranco Fino e Simona, ma il sommelier aveva la stessa risposta: “Il vino è terminato, ma fra poco arriva l’altro”
Poi veniamo ai piatti e agli Chef. Eccoli con quasi 2 ore di ritardo, ma al nostro tavolo, rinfrancati anche dalla presenza di Bruno Vespa, aspettiamo impazienti che tutti i commensali siano serviti prima di dare inizio al Galà.
Alfonso Caputo ci propone l’Antipasto, una zuppa di zucca piena di Napoli piccante, con seppie e cipolla caramellata, dove il profumo delle seppie purtroppo veniva sovrastato dalla cipolla caramellata.
Ecco il primo piatto, dove veniva presentata la pasta mischiata di Gragnano con patate, scamorza, salsiccia e alici di Cetara. Qui dobbiamo davvero mettere al voto, perché al nostro tavolo è prevalsa la fame, ma se dovessimo dare un giudizio generale, il piatto non era all’altezza.
Arriva anche lo Chef Matteo Sangiovanni che ci presenta uno stracotto di bufalino con ristretto all’aglianico, su tortino di scatoline, funghi e zucca, con purea di castagne e mela annurca caramellata al macis, perdonate ma oltre alla bontà della carne, ingentilita dal ristretto all’aglianico, il resto peccava, dal tortino di zucca e funghi alla purea e la mela caramellata al macis che non legava in bocca.
Fortunatamente tutti i vini erano all’altezza di una cena di gala, ma come già detto, “solo un piccolo sorso” ! Ora mi chiedo, perché non proporre piatti del territorio?
Per concludere ecco i numeri del Merano W.F. 2013, con un ringraziamento a Manuela Popolizio e Zaira Zanella per la professionalità con cui hanno svolto il lavoro.
6.500 presenze nelle quattro giornate con un incremento del 5% rispetto al 2012, questi i numeri che confermano il successo di una manifestazione che da 22 anni si conferma il riferimento del meglio dell’enologia italiana.
Il sold out, fatto registrare nella giornata di sabato con 2500 biglietti venduti, ha ridistribuito più equamente le presenze fra domenica 2.400 e lunedì 1.200 che, aggiunte ai 400 visitatori di venerdì, portano il Merano WineFestival ai vertici degli appuntamenti enogastronomici da non perdere. 700 etichette italiane in degustazione e le proposte dei 150 produttori internazionali rappresentati da Francia, Germania, Austria, Slovenia, Georgia, Argentina, Sud Africa, Nuova Zelanda, e Stati Uniti d’America.
7.000 i calici gestiti, e 350 i giornalisti accreditati, numeri che parlano da soli.
Si chiude dunque il sipario sul Merano Wine Festival 2013 le prossime tappe a Milano dall’8 al 10 febbraio 2014.
L’arrivederci è per la 23° edizione del Merano WineFestival che si terrà dal 7 al 10 Novembre nel 2014, e Oliviero Toscani ? Questo è proprio a parte, a parte gli scherzi !!
…Come sempre In Alto i Calici !