Il bellissimo allevamento a cesto dell’alberello pantesco
di Dario Di Bernardi
L’insediamento di Pantelleria, con i suoi cristalli di pietra lavica luccicanti al sole e il biondo oro del suo zibibbo di presumibile provenienza egizia, si presume risalga a più di 5000 anni fa, non è certamente il più antico ma per la sua posizione al centro del Mediterraneo è sicuramente uno dei siti più interessanti per le condizioni di sviluppo e di floridezza della civiltà che abitò l’isola.
Pantelleria rappresenta una delle prime forme di agglomerato urbano con organizzazione dell’economia e determinante partecipazione della donna alla vita sociale, esercitando un potere che trova espressione nella realizzazione dei sepolcri a piramide elicoidale di straordinaria bellezza come i “sesi”, che ancora si possono vedere nella città neolitica di Mursia.
A Pantelleria esiste ancora, in pochi esemplari nella zona di Kamma, una primordiale forma di allevamento della vite cosiddetta “a cesto” , dove il tralcio mai potato viene pazientemente per 15 -20 anni intrecciato su se stesso dando forma ad contenitore naturale che sostiene e protegge al suo interno i grappoli di uva, ottenendo una totale protezione dai forti e caldi venti di scirocco.
Viti ad alberello impalcato bassissimo, con i tralci striscianti all’interno di una conca, lungo terrazze sostenute da muretti in pietra lavica. Alberelli di miele li chiama Tachis, che portano nei palmenti e nei caratteristici dammusi l’uva che piano piano diventa “Ambrosio liquore”.
A Pantelleria avviene ancora oggi quello che Omero raccontava. L’uva viene tagliata in agosto ed esposta al sole nella vigna stessa a “candire” e poi passata per qualche giorno all’ombra. Dopo, quest’uva che Catone avrebbe chiamato “percocta” viene ammostata e il liquore che ne deriva allo stato puro è quello che i Greci definirono pharmacon per i suoi poteri anche di rimedio e cura.
Sulle tracce della storia delle origini del vino mediterraneo una recente interessante ricerca scopre poi che dallo Zibibbo avrebbe origine l’uva “ Grillo”, che è la base del vino Marsala, ma anche il vitigno dal quale si producono molti degli eccellenti vini bianchi siciliani. La nascita porta la data del 1874 ed è testimoniata in uno scritto del barone Mendola: “seme di Catarratto bianco fecondato artificialmente col Zibibbo nella fioritura del 1869 nel mio vigneto Piana dei Peri presso Favara”.
I vini passiti di Pantelleria sono percepiti dagli enofili nel mondo, come privilegiati testimoni della storia e della qualità dei vini dell’area mediterranea. I vini dolci naturali, ottenuti dalla fermentazione delle uve appassite al sole sono i vini delle origini, in ragione della presenza dell’elevato tenore alcolico naturale, che li rendeva adatti alla conservazione e al trasporto.
Sono i vini del mito, quelli che si producevano nei palmenti del V° sec a.C. scavati nella roccia e che ritroviamo diffusi nei paesaggi agrari dell’area mediterranea, i vini con i quali si celebrava il culto dionisiaci. Sono i vini del Satiro danzante.
Custodito attraverso i secoli dalla tradizione orale e manuale, dai contadini che ne hanno conservato un “sapere” che si è oggi arricchito di nuove possibilità di “governo”, il Passito ottenuto dall’alberello di Pantelleria è arrivato ai nostri giorni e nel suo lungo cammino si è ingentilito e molto negli anni più recenti.
Il profumo dei moderni passiti è fruttato e dolce, l’evoluzione aromatica, da mosto a vino finito, procede seguendo un processo chimico-fisico più riducente che ossidante. Al mosto di uva parzialmente appassita si aggiunge, in piccole quantità e per un lungo periodo l’uva fatta appassire al sole. La fermentazione avviene a temperatura controllata e si protrae fino a novembre.
La stagionatura del vino è di diciotto mesi di cui sei in bottiglia. Il vino ha un colore ambrato tenue e un profumo molto intenso e persistente, con sentori di albicocca, fichi secchi e rose appassite.
La gradazione alcolica è di 14,5% e il contenuto in zuccheri 12. Vino da dessert o meditazione si serve a temperatura ambiente (18-20°) anche se risulta molto gradevole leggermente freso (14-15°).
Il vino passito di Pantelleria assume un particolare significato alla luce delle più recenti interpretazioni del neuro marketing, ovvero nell’osservazione delle motivazioni che inducono il consumatore a scegliere un particolare prodotto, dove sembra che la sua scelta sia generata dall’apertura di un tramite verso l’immagine di un ambiente naturale, sano, ecocompatibile, legato al passato, alla tradizione, all’ospitalità, dove é ancora possibile un rallentamento del tempo.