Riflessioni sulla Palermo che cambia, Bakery, Sushi & Meat, globalizzazione del gusto verso il basso
di Gerardo Rossano
A Palermo ormai le nuove aperture si chiamano “Next Opening”…. Siamo la città che il mondo invidia per le nostre pasticcerie, i nostri tipici dolci di ricotta, ed ora i giovani aprono le “Bakery” con dolci, non della nostra tradizione, ma come si dice oggi di nuova tendenza o rivisitati.
I panifici ormai si fanno chiamare Bistrot, nelle tante palestre i Personal Trainer, dopo l’allenamento, ti preparano la tisana di zenzero e lime, ormai non usiamo più i nostri limoni siciliani, vuoi mettere il lime che è più trendy.
In questi ultimi anni sono nate tantissime “Start Up grazie al Job Act”, così le vecchie Carnezzerie si chiamano “Sushi & Meat” oppure Brasserie…o Burgher, mentre le Pescherie “Fish shop”.
La casalinga non cucina più ma organizza “Cooking show in my house” (cioè a casa di altri , perchè nessuno vuole più sporcare casa propria) con improbabili preparazioni di Nouvelle Cousine o Fusion.
La Vineria ormai si chiama “Wine Bar o Vinery , mentre la Birreria Beer Shop o Beer Stop, guai a chiamarla Enoteca Ci piace la parola Slow Food, ma non sempre sappiamo cosa significhi o se il prodotto che stiamo degustando è presidio Slow Food siciliano.
Il mondo si evolve e lo fa anche la nostra città, infondo è giusto che sia così, però dovremmo cercare di valorizzare le nostre tradizioni culinarie che hanno portato la cucina e la pasticceria siciliana a farsi apprezzare nel mondo, creando anche, in nostalgici concittadini che vivono fuori sede, il ricordo dei nostri gusti unici, delle nostre emozioni sensoriali.
Grazie dunque a tutti coloro che chiamano ancora con nomi italiani o siciliani le loro attività a Palermo e che creano prodotti alimentari che rispecchiano la nostra grande tradizione millenaria.
Come avrò fatto a vivere tutti questi decenni senza bacche di Goji e Zenzero…..